Abbiamo tutti i dati per calcolare il ritorno dell’investimento. Ipotizziamo una famiglia di quattro persone con i genitori che lavorano fuori casa ed i figli che vanno a scuola.
Il profilo di carico tipico in questi casi (in cui le persone escono di casa al mattino e tornano al pomeriggio) si può ipotizzare come segue:
Ipotizziamo:
- impianto installato a Torino;
- consumo di energia elettrica annuo pari a circa 4.500 kWh, che corrispondono ad una spesa di circa 1.200 – 1.700 euro (dipende dall’offerta e dal costo dell’energia);
- costo dell’impianto da 6 kW di circa 11.000 euro in linea con quello che è il mercato;
- consumo dell’energia che aumenta di anno in anno per l’invecchiamento degli apparecchi elettronici che abbiamo in casa;
- decadimento delle prestazioni di pannelli di 0,5%/anno come riportato nelle schede tecniche;
- detrazione fiscale al 50% in 10 anni (trascuriamo l’inflazione per semplicità di calcolo);
- prezzo di vendita RID pari a 0,15 €/kWh (consideriamo che nel 2022 il prezzo medio mensile minimo, a febbraio, è stato pari a 0,218 €/kWh e che nel 2023 a febbraio è stato pari a 0,165 €/kWh).
Come si legge la tabella sopra? Commentiamola insieme:
- produzione annua impianto: è la produzione annua dell’impianto fotovoltaico, ossia i kWh prodotti dal mio impianto che posso utilizzare direttamente in casa o vendere alla rete. Vediamo che la produzione si riduce di anno in anno perché i pannelli invecchiano (comunque dopo 25 anni la produzione è ancora buona e i ricavi non sono male per niente);
- consumo annuo di energia: è il consumo annuo di energia (cumulato nelle 3 fasce, F1, F2 e F3) che aumenta di anno in anno perché gli elettrodomestici che abbiamo in casa invecchiano e di anno in anno consumano di più;
- autoconsumo: è la quota parte di energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico che riusciamo a consumare direttamente in casa, prima di immetterla in rete. Questa energia ha il valore più alto perché quando consumo questa non compro nulla dalla rete;
- immessi in rete: è l’energia che immetto in rete e che non riesco a autoconsumare, quindi è quella che il GSE mi paga tramite il ritiro dedicato;
- prelievo dalla rete: è l’energia che, anche con l’impianto fotovoltaico sul tetto, devo comunque prelevare dalla rete elettrica e pagare al distributore locale;
- ricavi annui: è la valorizzazione dell’energia autoconsumata, di quella immessa in rete e del ricavo che ho dalla detrazione in 10 anni dell’acquisto dell’impianto;
- costi annui: rappresentano il costo di acquisto dell’impianto e della pulizia annuale da fare ai pannelli per garantirne la produttività;
- totale investimento: questa colonna rappresenta banalmente il bilancio dell’investimento, ossia i ricavi meno i costi. Quando è positiva significa che stiamo guadagnando dall’investimento;
- bilancio casalingo: rappresenta il bilancio annuo al netto sia dell’investimento ma anche dei costi annui che devo sostenere per l’acquisto dell’energia elettrica che non riesco ad autoprodurre. Quando il bilancio è positivo vuol dire che oltre ai costi dell’impianto sto riuscendo anche a pagarmi le spese di energia elettrica annui che devo sostenere.
Capite le voci presenti nella tabella facciamo due commenti:
- l’autoconsumo si attesta al 31% (che è in linea con la media nazionale);
- il ritorno dell’investimento si ha dopo 6 anni. Quindi dopo 6 anni dall’installazione dell’impianto fotovoltaico inizio a guadagnare dall’investimento generando profitto;
- dopo 10 anni dall’installazione dell’impianto quello che guadagno dall’investimento riesce a coprire anche le spese di energia elettrica della casa, quindi sto guadagnano abbastanza per ripagarmi l’impianto realizzato e far fronte alle bollette della luce di casa.
Alla luce di quanto sopra si può dire che l’installazione di un impianto fotovoltaico può essere un buon investimento, che si ripaga da sé in circa 6 anni e che ci fa guadagnare per almeno i successivi 20 anni.
Ma cosa succede se oltre all’impianto fotovoltaico installiamo le batterie d’accumulo?
Come è possibile vedere dal bilancio dell’investimento, l’impianto si ripaga in 8 anni, a fronte di un esborso iniziale che è quasi il doppio, di conseguenza è molto probabile optare per un finanziamento che a 10 anni peserebbe pesantemente sull’economia dell’investimento, si arriva anche al 40% del costo dell’investimento (quindi un impianto da 21.000 euro si arriverebbe a pagarlo anche quasi 30.000 euro, andando a modificare il conto economico visto sopra). Quello che però fa veramente la differenza è il bilancio casalingo. Grazie al minor prelievo dalla rete (quindi al minor acquisto di energia elettrica), l’impianto con la batteria d’accumulo genera molti più risparmi nei 25 anni.
In definitiva, conviene installare un impianto fotovoltaico? Visti questi conti economici si direbbe di sì, ovviamente i valori sono teorici e devono essere valutati per ogni singolo intervento, però se si pensa ad un investimento sulla casa, il fotovoltaico è tra i migliori che possono essere fatti (il cappotto è un altro tra i migliori perché riduce i consumi di riscaldamento e ci permette di efficientare maggiormente utilizzando la pompa di calore per scaldare casa) con tempi di ritorno tutto sommato ridotti e longevità importante.