- i pannelli fotovoltaici, da installare sul tetto, a terra, sui vetri, ovunque sia possibile incollare del silicio e collegare due cavi (si dice per sdrammatizzare) solari, che servono a trasformare l’energia dei fotoni in energia elettrica in corrente continua attraverso un sandwich di materiale semiconduttore;
- un inverter (ibrido o meno), che prende in ingresso la corrente continua prodotta dai pannelli fotovoltaici e la trasforma in corrente alternata a 230 o 400 V a 50 Hz, che possiamo quindi utilizzare dentro casa o immettere in rete;
- l’eventuale (si spera sempre più eventualissima) batteria d’accumulo che serve ad accumulare l’energia prodotta dai pannelli (ed eventualmente trasformata dall’inverter se parliamo di batterie in corrente alternata) qualora non la utilizzassimo subito in casa e non lo volessimo immettere in rete;
- il contatore di produzione, che lo installa il distributore locale (normalmente e-distribuzione) a seguito della richiesta di allaccio fatta dal professionista incaricato, che serve a contabilizzare quanta energia ha prodotto il nostro impianto, quanta ne abbiamo utilizzato noi (grazie anche al contatore di scambio normalmente installato in casa) e quanta ne andremo a vendere al GSE.
Quelli sopra sono i componenti principali di un impianto fotovoltaico residenziale come ce lo troviamo molto spesso in casa. A questi possono essere affiancati: il meter con la sua pinza amperometrica (non sempre presente, dipende dalla tecnologia) e gli ottimizzatori, di cui tutti parlano ma pochi sanno il perché ne parlano. Su ciascun componente farò degli approfondimenti dedicati. Intanto vediamo quali possono essere i vantaggi di installare un impianto fotovoltaico a casa:
- Risparmio sui costi dell’energia elettrica: i costi delle bollette energetiche hanno raggiunto valori mai visti prima (ricordiamoci che come sono saliti scenderanno, anche se non toneranno mai ai valori ante guerra) e l’impianto fotovoltaico, producendo energia, può farci risparmiare sulle bollette. Ovviamente, più è alto il costo del kWh che paghiamo in bolletta più si accorcia il tempo di ritorno dell’investimento. Inoltre, il costo dell’energia che paghiamo in bolletta segue il PUN (Prezzo Unico Nazionale) e sapete cos’altro segue l’andamento del PUN? Il valore del kWh del meccanismo d’incentivazione cosiddetto Ritiro Dedicato (detto anche RID). Così che, chi ha installato un impianto fotovoltaico col superbonus, non solo non l’ha pagato, ma si è anche visto ripagare dal GSE migliaia di euro provenienti dalla vendita di energia, dato che il contributo del RID nel 2022 è arrivato fino a quasi 550 euro al MWh nel mese di agosto, quando il fotovoltaico produce di più (sul tema del Ritiro Dedicato farò un doveroso approfondimento);
- Aumento del valore della proprietà: dato il periodo in cui viviamo, in cui l’efficientamento energetico, spinto anche e soprattutto dalla comunità europea (fortunatamente), è diventato un topic main stream (tra poco cominceranno a fare i talk show sulla profittabilità a meno degli interventi di efficientamento energetico negli edifici residenziali) avere la possibilità di acquistare una casa già dotata d’impianto fotovoltaico funzionante può veramente fare la differenza. Dove porta questo? Ad un aumento del valore percepito dell’immobile e quindi alla possibilità di venderlo ad un prezzo più alto di un immobile analogo senza impianto, riducendo maggiormente il tempo di rientro dell’investimento;
- Riduzione dell’impatto ambientale: che il fattore antropico sul surriscaldamento globale sia l’elemento determinante spero sia fuori da ogni ragionevole dubbio (checché ne dica il fior fiore degli scienziati italiani, che farebbero di tutto per un attimo di notorietà alla tv) visto e considerato i casini che abbiamo combinato negli ultimi 100 anni (vedasi la storia della benzina super o dei gas fluorurati). Di conseguenza, seppur di poco, riuscire a ridurre il nostro impatto ambientale o, più se vogliamo dirlo più figo, il nostro carbon footprint può comunque fare la differenza;
- Tanti tra i pro di un impianto fotovoltaico tanti inseriscono l’indipendenza energetica che può essere vero se vivessi la tua giornata regolando i tuoi consumi sull’andamento dell’irradianza: ti svegli col sole e se c’è abbastanza corrente prodotta dai pannelli ti fai il caffè con la macchinetta; fai la lavatrice solo se non ci sono nuvole in cielo; ti guardi una serie tv solo durante il giorno.
Non è l’impianto fotovoltaico che può renderci energeticamente indipendenti dalla rete di distribuzione elettrica nazionale, non lo sono tutte le fonti rinnovabili, perché la produzione di energia non è programmabile, anche se a queste associamo la batteria d’accumulo. Pertanto, non bisogna pensare all’impianto fotovoltaico come ad un qualcosa di magico che risponde a tutte le nostre domande circa il risparmio economico o ambientale. Piuttosto, bisogna pensare a questo tipo d’impianto come un investimento sulla propria casa della durata di almeno 30 anni per il quale si ha:
- Un esborso inziale, che può essere o meno oggetto di detrazione fiscale in 10 anni per una quota parte;
- Un tempo di rientro dell’investimento, cioè il periodo nel quale mi ripago l’impianto con i risparmi che mi produce;
- Un tempo di guadagno dall’investimento, cioè, ripagato l’investimento, il guadagno che mi ha portato, che può essere economico ma non solo, potrebbe anche valerne la pena solo per lo status symbol che dà avere un impianto del genere sul tetto.
Sicuramente i motivi per installare un impianto fotovoltaico sono tanti. Altrettanto sicuro è che non bisogna fare questo acquisto di pancia, ma bisogna farsi (o farsi fare) due conti e capire cosa, come e quando può valere la pena investire dei soldi in un impianto del genere.