Fotovoltaico

Fotovoltaico Italia: Quanto è Possibile Autoconsumare?

Quanto è possibile autoconsumare col fotovoltaico?
Sicuramente la risposta a questa domanda non può essere data da una pagina web, neanche nel caso sia un configuratore online come i tantissimi che oggigiorno stanno spuntando sulla rete. Altrettanto sicuramente, dato che da questo dato viene quantificata validità dell’investimento, non è un dato da prendere alla leggera.

Capire se ha senso investire su un impianto della durata di 30 anni da posare sul proprio tetto non è una cosa da fare con leggerezza. Ovviamente tutto è relativo. Se non ho problemi economici e non mi pesa spendere 10.000 o 20.000 euro per l’impianto fotovoltaico e anzi, ne guadagna il mio status symbol, allora non parliamo più di investimento ma di vezzo, che porta con se dei benefici economici e ambientali sul lungo periodo. Diversamente, se devo decidere come investire una piccola somma che ho da parte devo fare due ragionamenti e due conti per capire se quanto sto acquistando mi è utile e si ripaga da solo col tempo, o lo sto facendo solo per l’euforia della “corsa al fotovoltaico” che caratterizza questi ultimi tempi.

Prima di tutto dobbiamo fare una doverosa premessa su come viene suddiviso il consumo di energia affinché possa essere fatturato e quindi capiamo come avviene la fatturazione. Mediamente in un anno ci sono 8760 ore (24 h x 365 giorni, ci sarebbero 6 ore in più che portano ogni 4 anni ad avere l’anno bisestile, ma le possiamo trascurare). Elettricamente, nell’arco delle 24 ore, per motivi di fatturazione, a ciascun’ora viene associata un’etichetta: F1; F2; e F3 (ci sarebbe la suddivisione peak/off-peak ma è molto raro incontrare questa suddivisione in ambito residenziale); a prescindere da come ci vengono fatturate in bolletta:

  • Fascia F1: da lunedì a venerdì, dalle 8.00 alle 19.00, escluse le festività nazionali;
  • Fascia F2: da lunedì a venerdì, dalle 7.00 alle 8.00 e dalle 19.00 alle 23.00, escluse le festività nazionali; sabato, dalle 7.00 alle 23.00, escluse le festività nazionali;
  • Fascia F3: da lunedì a sabato, dalle 00.00 alle 7.00 e dalle 23.00 alle 24.00; domenica e festivi, tutte le ore della giornata.

Così è come vengono etichettate tutte le ore della giornata e della settimana che quindi si ripete per tutto l’anno. Come ci vengono fatturate è una cosa ben diversa. È possibile che vengano fatturate le singole fasce, oppure che venga fatturato un importo unico per tutte le fasce (tariffa monoraria), o ancora, come nel caso di clienti domestici, per abitazioni servite in regime di tutela la fatturazione venga distinta in fascia F1 e fascia F23, che comprende tutte le ore incluse nelle fasce F2 e F3 (cioè dalle 19.00 alle 8.00 di tutti i giorni feriali, tutti i sabati, domeniche e giorni festivi). Com’è intuibile, la fascia F1 è quella più cara, ma è anche quella che utilizziamo meno perché tendenzialmente durante quelle ore la maggior parte delle persone sono a lavoro.

Ora poniamoci la domanda, quanto e quando produce l’impianto fotovoltaico? La risposta è abbastanza semplice, anche perché ci sono tantissimi software, anche online, che riescono a stimare la produzione dell’impianto fotovoltaico partendo da semplici dati come: inclinazione, azimut, localizzazione. Il più semplice di tutti a mio avviso è PVGIS (https://re.jrc.ec.europa.eu/pvg_tools/en/) che non richiede neanche la registrazione, (per tale motivo è quello che si utilizza anche all’università). Il grafico riportato sotto mostra l’andamento della produzione di un impianto fotovoltaico da 6 kW inclinato di 20° rispetto all’orizzontale (un’inclinazione media di un tetto), orientato verso sud installato a Torino e a Ragusa.

La produzione annua di questi impianti è abbastanza diversa, parliamo di 7.300 kWh/anno per l’impianto installato a Torino contro gli 8.900 kWh/anno per l’impianto installato a Ragusa. Ovviamente la produzione estiva supera anche del doppio quella invernale per via delle giornate più lunghe, anche se inverno il pannello fotovoltaico riesce ad essere più performante a causa del minor surriscaldamento.

Una volta chiaro quanto produce un impianto fotovoltaico cerchiamo di capire quanta dell’energia prodotta dall’impianto riusciamo a consumare. Prima però dobbiamo fare una doverosa premessa su cos’è il cosiddetto autoconsumo e cosa comporta.

Se avete letto gli altri articoli sul tema, sapete benissimo che l’impianto è composto da: pannelli, inverter e contatore di produzione. Questo contatore viene installato dal distributore locale (tendenzialmente e-distribuzione) dopo l’installazione dell’impianto per conteggiare l’energia elettrica (misurata in kWh) prodotta dal fotovoltaico prima che questa sia consumata o mandata in rete. Ovviamente, il contatore a cui siamo abituati, detto contatore di scambio, rimane e conteggia l’energia che entra e che esce dalla nostra casa. Con autoconsumo s’intende l’energia prodotta dal nostro impianto che viene consumata prima di passare dal contatore di scambio. In questo modo quindi consumiamo l’energia che ci siamo prodotti e non consumiamo quella della rete, di conseguenza non vediamo nulla addebitato in bolletta.

Ovviamente, calcolare la percentuale di autoconsumo sul totale prodotto dall’impianto non è semplice. Questo calcolo è ovviamente soggetto ad approssimazioni, anche abbastanza importanti, poiché ogni famiglia ha un profilo di carico che dipende sia dalla composizione del nucleo familiare che dalle proprie abitudini.

Prendendo a modello una curva standard dei consumi di una famiglia, possiamo chiaramente vedere due picchi di consumo: uno al mattino (quando tutti si preparano per uscire di casa) e uno alla sera (quando tutti rientrano a casa).

Data questa distribuzione dei consumi, viene da chiederci quanta energia prodotta dal nostro impianto è possibile consumare prima che questa venga immessa in rete. La risposta dipende da dove l’andate a cercare.

Partiamo dal rapporto statistico del GSE sul Fotovoltaico (potete trovarli qui) per farci un’idea di quello che, statisticamente in Italia, è l’autoconsumo:

Rapporto Statistico Solare Fotovoltaico 2021 – GSE

Le due colonne di colore diverso rappresentano: la percentuale di energia autoconsumata sul totale dell’energia prodotta da tutti gli impianti installati in Italia (ovviamente tra questi ci sono, ad esempio, quelli installati col conto energia che servono solo alla produzione e non sono collegati a nessuna attività, se non alla rete elettrica); la percentuale di energia autoconsumata sul totale dell’energia prodotta dai soli impianti che hanno attiva una convenzione per l’autoconsumo. Si vede chiaramente come, in Italia, la percentuale di autoconsumo nel settore residenziale si attesti al 36%, valore più basso rispetto al resto delle categorie, dato che la maggior parte del tempo la passiamo proprio nei luoghi delle altre categorie.

Diversamente, se fate una simulazione su un portale di qualcuno che vende fotovoltaico, probabilmente questo vi riporterà che riuscirete ad autoconsumare il 90% dell’energia prodotta, senza le batterie. Se lo fate con un simulatore online tipo PVGIS, che è anche abbastanza semplice da utilizzare, questo riporterà un dato molto più veritiero compreso tra il 30% ed il 40%. Ora non avete più scuse, quando qualcuno vi propone un impianto fotovoltaico per casa millantando ritorni dell’investimento brevissimi grazie ad autoconsumi stellari, mostrategli i dati reali e basatevi su quello per capire se conviene o meno fare l’investimento.

Ovviamente, installando una batteria d’accumulo la frazione di autoconsumo sale, arrivando anche al 85% della produzione dell’impianto, ma il risparmio è abbastanza da garantire il ritorno dell’investimento in tempo per ripagare il costo della batteria?